Patrimonio Artistico
La presenza nel patrimonio dell’IPAB Proti Salvi Trento di un cospicuo numero di opere d’arte può sembrare a prima vista strana ed inspiegabile. Non sempre si riesce infatti a pensare ai nostri attuali istituti nella loro attività di qualche secolo addietro quando non esistevano i servizi sociali e la parola che esprimeva la nostra attività era “carità”. Appunto le opere di carità, segnavano allora la presenza sociale di una sensibilità altruistica ai bisogni degli ammalati, dei poveri, degli anziani, dei bambini abbandonati; una attività svolta non solo da religiosi, ma da laici che si riunivano in confraternite a marcato carattere religioso. Questa presenza religiosa nella vita delle Opere Pie si concretizzava soprattutto nella costruzione di Chiese ed Oratori, luoghi di culto e di “rappresentanza” dell’attività svolta. Nacquero così numerosi edifici sacri tuttora presenti nel tessuto urbano della città che a volte segnano la passata esistenza di strutture per lo svolgersi dell’attività di assistenza e beneficenza.
Le chiese erano poi decorosamente abbellite con numerose opere d’arte.Ora il patrimonio, è stato opportunamente restaurato e collocato in un deposito in attesa di vedere luce nella futura pinacoteca dell’IPAB nel Chiostro di S. Pietro. I soggetti dei dipinti oltre ad essere commissionati per fini devozionali erano una occasione per riaffermare costantemente il messaggio che l’attività dell’istituzione concretizzava ogni giorno: l’analfabetismo molto diffuso costringeva a parlare per immagini e quindi le opere d’arte della carità diventavano l’enunciazione delle opere di carità, del loro programma d’azione, dei soggetti destinatari dell’attività.
Questo rilevante patrimonio di opere mobili, comprendente oltre a dipinti anche sculture, oreficerie sacre e arredi, nel 1993 è stato oggetto di revisione inventariale da parte dell'ente, a norma dell'art. 4 della legge 1089 del 1939, con un incarico affidato a Renato Cevese. II lavoro di catalogazione ha permesso di accertare il valore artistico delle opere e di verificarne lo stato di conservazione.
La schedatura ha evidenziato l'improrogabilità di una campagna di restauri, avviata alla metà degli anni novanta. I risultati dei primi restauri, che permisero di recuperare la leggibilità e in qualche caso di impedire la perdita vera e propria dei dipinti, vennero presentati in una prima mostra a cura di Renato Cevese, realizzata nel 1996 con la collaborazione della sbas del Veneto e del Comune di Vicenza, nella persona dell'allora direttore del Museo Civico Davide Banzato, mostra finalizzata a far conoscere la raccolta e a sensibilizzare la città sul problema della sua conservazione.
Nel 1998, presso palazzo Barbaran da Porto, venne inaugurata una seconda mostra, a seguito di una nuova campagna di restauri realizzata dagli stessi enti e con le medesime finalità della prima, che vide la pubblicazione del catalogo di una parte delle opere a cura di Chiara Rigoni e Margaret Binotto.
Tra il 1999 e il 2002 il cospicuo finanziamento statale ha permesso infatti di restaurare, sotto il controllo della competente soprintendenza, novantanove dipinti e quarantaquattro sculture e, con un ulteriore contributo dell'IPAB e di alcuni privati, di arrivare alla realizzazione dell'impresa. La recuperata leggibilità dei dipinti, alcuni dei quali, soprattutto le pale d'altare, già noti e studiati, ma la gran parte del tutto sconosciuti, ha stimolato a progettare finalmente una mostra dell'intera raccolta che comprendesse anche i pregevoli dipinti di proprietà dell'IPAB depositati nel 1944 presso il Museo Civico, e la maganzesca pala di San Valentino, sempre di proprietà dell'ente, ma conservata nella chiesa dei Santi Felice e Fortunato.
In alcuni casi il contributo offerto dal restauro per lo studio delle opere si è rivelato determinante, come per il prezioso dipinto della Madonna della Misericordia commissionato nel 1412 da Giampietro Proti per l'ospedale da lui fondato: dopo il restauro infatti è stato possibile confermarne la tradizionale attribuzione dell'opera a Battista da Vicenza, sulla quale la critica aveva sospeso ogni giudizio, e che oggi, recuperata nei suoi valori pittorici, viene ad aggiungersi al catalogo del maestro vicentino.